C’è ancora chi, con tono rassicurante, afferma: “Ma io non fumo sigarette, solo qualche sigaro ogni tanto” oppure “La pipa è una tradizione, mica fa male come le sigarette”.
Un’idea diffusa, quasi romantica. Eppure, la scienza torna a mettere i puntini sulle “i”. Un recente studio americano condotto dal National Cancer Institute ha acceso un riflettore su quanto sia ancora sottovalutato il rischio associato al fumo di sigaro e di pipa. E la fotografia che ne emerge non è affatto rassicurante.
Secondo i dati analizzati su oltre 350mila adulti nell’arco di più di dieci anni, chi fuma sigari o pipe, anche in assenza di consumo di sigarette, presenta un aumento significativo del rischio di morte per tumori legati al fumo, come quelli del polmone, della bocca, della gola, dell’esofago e della laringe. Non si tratta solo di percentuali su una tabella: dietro ogni numero c’è una realtà concreta che sfida luoghi comuni ancora molto resistenti.
La convinzione che il sigaro, magari consumato solo in occasioni speciali, o la pipa, fumata con lentezza e “classe”, siano meno dannosi rispetto alle sigarette è radicata in molte culture. Spesso si pensa che il fumo non venga inalato con la stessa intensità, oppure che il tabacco sia meno trattato chimicamente. Ma lo studio è chiaro: non importa quanto spesso si fuma, né lo stile con cui lo si fa, il rischio per la salute resta alto.
Chi ha dichiarato di fumare solo sigari, senza mai aver toccato una sigaretta, ha comunque fatto segnare un rischio di morte per tumore al polmone quattro volte superiore rispetto ai non fumatori. Per i fumatori di pipa, le percentuali cambiano poco. Anzi, in alcuni casi si è visto un rischio analogo o addirittura maggiore per i tumori del tratto respiratorio superiore.
A rendere ancora più chiara la questione, c’è il fatto che anche l’esposizione “occasionale” al fumo di sigaro o pipa non è affatto priva di effetti. Il fumo passivo, ad esempio, è spesso più concentrato di quello delle sigarette, e può esporre chi è vicino ai fumatori a sostanze tossiche ancora più aggressive. Una verità che spesso sfugge a chi vede queste abitudini come “innoque” o addirittura eleganti.
È interessante notare come questa ricerca ribalti anche alcune percezioni generazionali: molti giovani adulti oggi evitano le sigarette, ma si avvicinano con leggerezza al sigaro, magari per moda o per curiosità. Eppure, i rischi non cambiano, anzi, iniziare a fumare con questi strumenti può essere solo l’inizio di un’abitudine molto più pericolosa.
La riflessione che sorge spontanea è semplice, ma potente: ha ancora senso fare distinzioni tra un tipo di fumo e l’altro? Se i dati ci dicono che anche le forme “soft” di tabacco portano con sé conseguenze gravi, allora forse è il momento di cambiare approccio. Non si tratta più solo di fumare meno, ma di fumare consapevolmente. O magari di non farlo affatto.
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