Patto con Santo Domingo, la filiera del tabacco per i sigari in Italia

C’è una storia che attraversa oceani e stagioni, fatta di mani che raccolgono, foglie che si arrotolano e profumi che evocano terre lontane.

Non è solo una questione di coltivazione, ma un intreccio di saperi, persone e territori. E al centro, in silenzio, c’è la filiera del tabacco che lega la provincia di Arezzo alla Repubblica Dominicana. Un legame che ora si fa ancora più stretto, grazie a un accordo che ha il sapore della scommessa sul futuro.

persona che fa sigari
Patto con Santo Domingo, la filiera del tabacco per i sigari in Italia (SigariAvana.it)

Tutto nasce in Valdichiana, terra storicamente vocata alla coltivazione del tabacco. Qui si coltiva il “Kentucky”, una varietà robusta e aromatica, perfetta per quei sigari che non si accendono solo per il gusto, ma per un rituale. E proprio da questo angolo di Toscana parte un progetto che punta a valorizzare ogni fase della produzione del tabacco, dalla pianta al prodotto finito.

Il passaggio chiave è arrivato con la firma di un protocollo di collaborazione con Santo Domingo, una delle culle mondiali dell’arte del sigaro. Non un accordo qualunque, ma un patto tra realtà che condividono una visione: rilanciare il tabacco come eccellenza artigianale, lontano dalle logiche industriali di massa.

Il coinvolgimento della Repubblica Dominicana non è casuale. Lì, il sigaro è cultura, tradizione viva. Un’industria che dà lavoro a oltre 120.000 persone e che ha costruito un’identità nazionale attorno alla foglia di tabacco. Da qui l’idea: far dialogare quella sapienza centenaria con le competenze agronomiche italiane. Da una parte i campi della Valdichiana, dall’altra le manifatture dominicane. In mezzo, un progetto di filiera integrata che guarda all’Europa come mercato e al mondo come orizzonte.

Il ponte tra i produttori

Dietro questa iniziativa c’è Mabi, azienda con sede a Città di Castello, che ha fatto da ponte tra i produttori toscani e i maestri del sigaro dominicani. Ma non è solo business. Il progetto coinvolge anche istituzioni locali, consorzi agricoli, università e imprese che credono nell’idea di un’agricoltura di qualità legata a una lavorazione artigianale.

sgiari
Il ponte tra i produttori (SigariAvana.it)

E qui si apre una riflessione più ampia. In un mondo in cui le produzioni tendono a standardizzarsi, puntare su una filiera tracciabile, sostenibile e identitaria può essere una strategia vincente. Anche per un prodotto di nicchia come il sigaro. Anzi, forse proprio per questo.

La sinergia con Santo Domingo porta nuove opportunità, ma anche sfide. Richiede formazione, innovazione, capacità di adattarsi a mercati complessi. Ma soprattutto, richiede passione. Quella che si sente parlando con i coltivatori, che raccontano il tabacco come si parlerebbe di un vino pregiato o di un pane fatto in casa.

Vale la pena seguire questa storia. Perché parla di territori che non si arrendono, di cultura del lavoro e di scelte coraggiose. E poi, diciamolo: non è curioso che un sigaro, oggetto lento per eccellenza, diventi simbolo di un modo diverso di fare economia, più umano, più autentico?

Chissà se, tra qualche anno, i migliori sigari europei porteranno il profumo della Valdichiana e il calore dei Caraibi. Una combinazione che, a pensarci bene, sa già di leggenda.

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