Ti è mai capitato di accendere un sigaro, sentirti completamente a tuo agio… e poi notare uno sguardo perplesso da parte di un fumatore più esperto?
Magari ti sei chiesto se c’era qualcosa di sbagliato nel tuo gesto, anche se apparentemente sembrava tutto ok. Tenere un sigaro può sembrare una banalità, ma in realtà nasconde più tecnica (e cultura) di quanto immagini.
E no, non è questione di fare scena. È questione di rispetto: verso l’oggetto, verso chi lo ha realizzato, e anche verso l’esperienza che stai per vivere.
Molti lo impugnano come una sigaretta, tra indice e medio, oppure lo stringono forte come se temessero che scappi via. Ecco, questi sono tra gli errori più comuni. Non solo rischi di compromettere la combustione e la struttura del sigaro, ma perdi anche parte del piacere. Un buon sigaro premium non si fuma di fretta, e nemmeno si tiene con la tensione di chi stringe una maniglia in metropolitana.
Il modo corretto di tenere un sigaro è rilassato, ma consapevole. Usa pollice e indice (a volte con l’appoggio del medio, se il sigaro è più grande), proprio come se stessi tenendo un oggetto delicato e prezioso. Il movimento deve essere naturale: non rigido, non ostentato. L’idea è che il sigaro accompagni il gesto, non che ne diventi protagonista assoluto.
Evita anche di puntarlo verso l’alto come se fosse una bacchetta magica o, peggio, un microfono. Il posizionamento dice molto, anche a livello subconscio, su come stai vivendo quel momento. Se lo tieni parallelo al terreno, leggermente inclinato verso il basso, sei sulla buona strada.
Non si tratta solo di estetica. Tenere bene un sigaro permette una combustione più regolare, evita di danneggiare l’involucro e riduce il rischio che la cenere cada a sorpresa. Inoltre, crea una connessione diversa con l’atto del fumare: più attenta, più centrata sul gusto e sull’aroma.
È anche un fatto culturale. Nelle lounge o nei club specializzati, si nota subito chi sa cosa sta facendo. Questo non vuol dire che ci siano regole ferree o “tribunali del sigaro”, ma c’è una certa etichetta condivisa. Riconoscerla ti aiuta a goderti meglio l’esperienza, magari scambiando due chiacchiere con chi ne sa di più, senza partire già col piede sbagliato.
Quando ho iniziato a fumare sigari, confesso di averli presi sempre come fossero sigarette. Era un automatismo, una distrazione. Poi un giorno, durante un viaggio in Nicaragua, un vecchio torcedor (maestro sigaraio) mi disse: “Un sigaro non si tiene. Si ospita.” Quella frase mi ha fatto cambiare prospettiva.
E tu, la prossima volta che ne accendi uno, noterai la differenza. Non tanto per gli altri, ma per te stesso.
Chissà quante altre piccole cose diamo per scontate nel modo in cui viviamo certi rituali… e se bastasse un piccolo cambio di gesto per cambiare tutta l’esperienza?
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