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Curiositá

Sigari, ma sapete come è fatta la parte esterna? Scopriamolo insieme

Quando si parla di sigari, l’attenzione spesso si concentra sull’aroma, sulla provenienza o sulla tecnica con cui fumarli.

Ma c’è un dettaglio che molti trascurano, e che invece è fondamentale: la parte esterna, quella che si vede, si tocca e, soprattutto, si sente sotto le labbra mentre si fuma. È più importante di quanto sembri, ed è molto più complessa di una semplice “copertura”.

Sigari, ma sapete come è fatta la parte esterna? Scopriamolo insieme (SigariAvana.it)

Prima di arrivarci, però, facciamo un passo indietro. Un sigaro è composto da tre elementi principali: il ripieno (la parte interna, fatta di foglie di tabacco sminuzzate), la sottofascia (che tiene tutto insieme) e infine la fascia. Ed è proprio questa fascia, cioè la parte esterna del sigaro, che fa la differenza dal punto di vista estetico e sensoriale.

Questa fascia non è una qualsiasi foglia di tabacco. È selezionata con cura maniacale. Deve essere bella da vedere, liscia, priva di imperfezioni. Deve avere un colore omogeneo, una consistenza morbida ma resistente, e nessun buco o strappo. Ma la bellezza non è tutto: la fascia è anche la prima cosa che il fumatore assapora, perché, a contatto con la bocca, trasmette sfumature di gusto e aromi. Se la fascia è scadente, anche il miglior ripieno perde valore.

Sigari, per una fascia di qualità

E qui viene il bello. Per ottenere una fascia di qualità, si utilizzano solo foglie cresciute nella parte più alta della pianta di tabacco, dove arriva più sole. Questo dona elasticità, colore e un contenuto di oli naturali più elevato. La lavorazione poi richiede esperienza: le foglie vengono fermentate più volte, fatte riposare, controllate a mano una per una.

Sigari, per una fascia di qualità (SigariAvana.it)

Ci sono fasce scure, chiamate Maduro, che passano un processo di fermentazione più lungo e offrono un gusto più dolce e tostato. Oppure le Claro, più chiare e delicate, meno fermentate, spesso scelte da chi ama fumate leggere. Insomma, la varietà è ampia e ogni fascia racconta una storia diversa.

E sai qual è un altro dettaglio curioso? Molti pensano che la fascia sia solo decorativa, ma in realtà incide fino al 30% sull’aroma finale del sigaro. Questo perché, bruciando insieme al resto, rilascia oli e zuccheri naturali che influenzano il sapore del fumo. È come la crosta di un buon pane artigianale: non è solo “contenitore”, ma parte integrante dell’esperienza.

Oggi, i maestri torcedores – gli artigiani che arrotolano i sigari a mano – considerano la fascia quasi un’opera d’arte. C’è chi la sceglie più rugosa per un look rustico, chi la vuole lucida e sottile come seta. Tutto dipende dallo stile del marchio e dal tipo di fumatore a cui è destinato il prodotto.

Quindi, la prossima volta che accendi un sigaro, prova a guardarlo con occhi diversi. Non è solo un cilindro marrone. La parte esterna, quella che sembra solo “il vestito”, è in realtà il risultato di una selezione minuziosa e di un sapere antico. Ti sei mai chiesto che gusto avrebbe se cambiassi solo quella foglia? Potrebbe sorprenderti.

Matteo Fantozzi

Giornalista pubblicista dal 2013 è laureato in storia del cinema e autore di numerosi libri tra cui “Gabriele Muccino il poeta dell’incomunicabilità” e “Gennaro Volpe: sudore e cuore”. Protagonista in tv di trasmissioni come La Juve è sempre la Juve su T9 e Il processo dei tifosi su Teleroma 56.

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Matteo Fantozzi

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