Chi fuma sigari lo sa: non tutti i sigari sono sempre pronti per essere gustati. E c’è un momento — spesso sottile, quasi impercettibile — in cui un sigaro non è più un piacere, ma un errore da evitare.
Ma come si fa a capire quando un sigaro è da buttare? Non esiste un allarme che scatta, né un’etichetta che cambia colore. Tuttavia, ci sono segnali chiari (e alcuni un po’ più subdoli) che aiutano a capirlo.
Cominciamo dal più ovvio: l’odore. Se, aprendo l’humidor, ti arriva al naso un sentore sgradevole — tipo muffa, stantio o qualcosa che ricorda il cartone bagnato — è il caso di fermarsi un attimo. Un sigaro ben conservato ha un profumo ricco, spesso terroso, con note di legno, spezie o cacao. Se invece senti puzza di cantina chiusa, la risposta è semplice: il sigaro potrebbe essere ammuffito. Attenzione: non confondere la fioritura (una sottile polvere bianca in superficie, innocua e rimovibile) con la vera muffa, che è giallastra, verdastra o peggio.
Poi c’è la consistenza. Prendi il sigaro tra le dita e provalo a toccare con delicatezza. Se è diventato troppo secco, noterai che è rigido, fragile, quasi friabile. Questi sono chiari segnali che ha perso l’umidità ottimale, solitamente intorno al 65-70%. Al contrario, se ti sembra spugnoso o viscido, è stato troppo umido: un invito diretto per muffe e parassiti. In entrambi i casi, l’esperienza sarà compromessa. Un sigaro troppo secco brucia troppo in fretta, uno troppo umido tende a spegnersi e può avere un sapore amaro.
A proposito di sapore: se ti capita di accenderne uno e senti un gusto strano, metallico o acido, fermati. Alcuni aromi possono variare naturalmente da sigaro a sigaro, ma un sapore davvero sgradevole è spesso il risultato di una fermentazione mal gestita, oppure — nei casi peggiori — di contaminazione. Se il sigaro sa di chimico, qualcosa è andato storto.
Un altro segnale che passa inosservato è la presenza di insetti, in particolare lecosiddette lasioderme o “beetles”, piccoli coleotteri che possono infestare i sigari. Se noti forellini perfettamente rotondi nella fascia esterna del sigaro, ci sei dentro. L’unica cosa da fare in quel caso? Buttare tutto (e sanificare l’humidor).
Vale la pena ricordare che anche la provenienza del sigaro e la conservazione fanno la loro parte. I sigari lasciati in ambienti sbagliati, sotto la luce diretta del sole o a temperature troppo variabili, tendono a deteriorarsi molto più in fretta. Tenerli in un humidor ben calibrato non è un vezzo da appassionati, ma una necessità se vuoi che mantengano le loro caratteristiche.
E quindi, quando buttarlo? Forse la risposta migliore è: quando non ti fideresti più a fumarlo con piacere. Un sigaro, prima di tutto, è un momento. Un rituale. Se anche uno solo dei suoi segnali ti fa esitare, è meglio lasciarlo andare. Chi fuma sa che il piacere non è solo nel tirare una boccata, ma nel sapere di poterla gustare con fiducia. E tu? Qual è stato il segnale che ti ha fatto capire che era il momento di dire addio a un sigaro?
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